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bambino con zaino di spalle Rimandare nelle classi la maggior parte dei docenti di sostegno: la proposta di D. Ianes per favorire l'inclusione

Recentemente è stato pubblicato il volume L'evoluzione dell'insegnante di sostegno. Verso una didattica inclusiva, scritto da D. Ianes ed edito  da Erickson. L'autore ne ha presentato le tesi tramite webinar ed è stato anche avviato un confronto in merito su un social network.

In esso l'autore, a partire da un rapporto del 2011, realizzato dalla Fondazione Agnelli, dall'Associazione Treellle e dalla Caritas Italiana, sostiene che il modello italiano dell'integrazione scolastica ha sostanzialmente fallito, perché poggia sul binomio alunno disabile-insegnante di sostegno. Ciò troverebbe conferma nella diffusione crescente dei ricorsi ai tribunali amministrativi da parte delle famiglie per ottenere ore di sostegno in più. Al docente di sostegno verrebbe assegnata la delega, il compito di occuparsi del progetto di integrazione dei suoi alunni con disabilità, spesso concretizzata in aule per il sostegno, separate dal contesto della classe. La causa di ciò, ritiene l'autore, è da ricercarsi nella mancata evoluzione, nel tempo, della figura dell'insegnante di sostegno, nel venir meno degli entusiasmi che avevano animato, quarant'anni fa, l'ambizioso progetto di integrazione. Secondo Ianes, dunque, occorre un cambiamento radicale, che ridisegni completamente il ruolo dei docenti in direzione dell'inclusione.

Di qui la proposta rivoluzionaria contenuta nel volume: trasformare l'80% dei docenti di sostegno in insegnanti curricolari, trasformare il sostegno in compresenza con gli altri docenti. Il restante 20% dovrebbe invece essere destinato alla formazione di gruppi di esperti iperspecializzati, supervisori itineranti nelle scuole. Diversa sarebbe anche la modalità di assegnazione del personale, che non si legherebbe più alle singole certificazioni ma alla formazione di un organico funzionale da distribuire nelle scuole. Tutto il personale quindi, dovrebbe occuparsi di tutti.

La proposta è molto radicale e certamente suscita interesse per le finalità inclusive che contiene. Non manca, però, di destare perplessità. S. Nocera, ad esempio, sottolinea il problema della mancanza di formazione da parte dei docenti curricolari sulle didattiche inclusive e, dunque, la necessità di una gigantesca operazione formativa che estenda le competenze dei docenti specializzati a tutti gli insegnanti.

Non solo. In un'epoca in cui si continua a tagliare costantemente il numero di ore di insegnamento e dei posti comuni, l'intero progetto potrebbe trasformarsi in un ulteriore ed enorme intervento di contrazione del personale, le cui conseguenze ricadrebbero in primo luogo proprio sugli alunni che necessitano di particolare attenzione educativa.

Non è semplice. Certamente il nuovo contributo di Ianes porta la comunità educativa a riflettere sulle debolezze del progetto di integrazione nella scuola italiana. Chi però ad essa appartiene non può non ravvisare i rischi che una proposta così estrema potrebbe comportare.

Può esserci una terza via, un percorso valido ma non accidentato? E' davvero tanto diffusa la completa delega al docente di sostegno? Potrebbe il modello della scuola dell'Infanzia e Primaria, in cui le competenze disciplinari sono diffuse in tutti i docenti e rendono possibile una più ampia partecipazione alle attività curricolari nella classe da parte dei docenti di sostegno, essere pensato anche per le scuole secondarie?

E soprattutto: è davvero necessario tutto questo o basterebbe applicare in maniera più diffusa quanto già è previsto dalle norme? Ricordiamo che la legge 104/92 assegna i docenti di sostegno alle classi/sezioni in cui sono presenti alunni con certificazione e non a questi ultimi. Gli insegnanti di sostegno, dunque, sono già insegnanti di classe a tutti gli effetti. Se di delega si tratta, perciò, essa non è dovuta ad una debolezza normativa, ma ad una applicazione scorretta della norma. Forse, dunque, piuttosto che pensare di stravolgere ulteriormente gli abusati equilibri della scuola italiana, basterebbe invitare chi opera in quest'ultima ad osservare quanto già previsto dalla legge.

Infine: cosa ne pensano le famiglie?


APPROFONDIMENTI

Il parere di Salvatore Nocera

Speciale scuola bambini disabili

IN DISABILI.COM:

Sostegno: parte la stabilizzazione dei docenti ma continua la pioggia di ricorsi

Tina Naccarato

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