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Toccante e illuminante l’intervento del parigino E. Morin al Convegno di Rimini, dedicato all’Islam

Uno degli interventi più attesi all’interno dei lavori del Convegno Internazionale  sull’integrazione scolastica e sociale, organizzato dal Centro Studi Erickson è stato quello di Edgar Morin, impegnato da sempre nello studio dell’educazione nella complessità.

Se consideriamo poi che la sua riflessione doveva essere dedicata all’Islamismo spiegato ai nostri studenti e che è capitata proprio all’indomani del terribile evento terroristico che ha sconvolto la Francia ed il mondo intero, appare ampiamente comprensibile che il novantaquattrenne filosofo parigino sia stato accolto dai presenti con particolare emozione e riconoscimento.

Morin ha parlato a lungo di dialogo e di relazione, a partire da quella esistente tra le tre grandi religioni monoteiste. Si tratta di partire da ciò che è prossimo per ben disporre ad accogliere anche le grandi differenze. E’ un compito precipuo dell’insegnamento e vale per ogni forma di inclusione.

Quali sono le sfide, dunque, dell’educazione? Morin ha sottolineato soprattutto tre aspetti, che riportiamo, in breve.

  • Far conoscere ai nostri alunni le religioni, non la religione.

  • Integrare gli alunni musulmani mostrando che viviamo in realtà complesse e multiculturali, non esercitando la distanza ma ciò che ha unito. Anche l’Italia era una realtà fatta di staterelli ed oggi è un Paese unito. Nel riconoscimento delle identità culturali, occorre mettere al centro la trasversalità dell’umanità. Anche nel sud Italia, infatti, vi è stata un’importante presenza arabo/musulmana. Così in Francia, dove arrivano popoli nel tempo colonizzati, bisogna ricordare sempre che si tratta del Paese della rivoluzione, che ha voluto con forza il riconoscimento dei diritti umani e dei cittadini.

  • Il terrorismo: cosa fare? Il terrore è sempre allucinazione e follia e solo ex post, nel disuso, chi ad esso ha aderito ne comprende l’assurdo. Dobbiamo aiutare le coscienze: è una missione dell’insegnamento, perché il terrorismo si sviluppa come un fuoco, come un cancro che fa metastasi nel pianeta. Pace, bisogna fermare il massacro, con una coalizione che diffonda questa visione, che è anche confederazione educativa. E’ una missione vitale per l’umanità intera.

Così chiude l’intervento Morin, con la parola pace. E ci piace accompagnare il lungo applauso che lo ha salutato con un pensiero che si diffonde e si fa parola nelle scuole.

L'urgenza di dare prossimità al multiculturalismo, il principio che si fa esperienza solo a partire da ciò che nella distanza è vicino incontra altre parole profuse nei giorni di Rimini: l'inclusione, che è complessità, la differenza che si fa distanza, la distinzione che vuole sposare lo specialismo, mentre la mente avanza le sue proposte superbe, squisitamente umane, in cui non c'è posto per lo scientismo vivisezionante della differenza, ma solo per la cultura dell'esserci, qui ed ora, nella prossimità dell'esistenza. Esseri squisitamente umani, altro non siamo.

APPROFONDIMENTI

L’intervento di Morin a Rimini

Tina Naccarato

 

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