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bambino di spalle con zaino Sempre più spesso vengono denunciate situazioni di classi in cui sono presenti diversi alunni con disabilità, che riproducono di fatto, le logiche delle classi differenziali

Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere la notizia riportata dal Fatto Quotidiano riguardante la formazione tacita di classi differenziali nella scuola italiana: lo schema, si poteva leggere nell'articolo, è quello classico: si identifica un piccolo comune, un istituto comprensivo, una classe della scuola primaria e, progressivamente, se ne  stravolge la composizione.

Nello specifico, veniva riportato il caso esemplificativo di una scuola di Brusciano, in provincia di Napoli, in cui in una classe risultano iscritti quattro alunni con disabilità medio-grave su un totale di ventidue. La classe non è stata sdoppiata, né si è ritenuto di dover iscrivere i bambini con disabilità in sezioni  diverse.

Denunce di situazioni di questo tipo, purtroppo, non sono rare: in tutto il territorio nazionale si segnalano ormai da tempo contesti in cui nella stessa classe sono presenti diversi alunni con disabilità. La presenza di tre allievi con certificazione, purtroppo, è diventata molto diffusa.

Qualcuno afferma che sia funzionale all'organizzazione oraria dei docenti di sostegno. Anche rispetto a questo, però, emergono non pochi dubbi: può essere funzionale al progetto di inclusione la presenza di un solo insegnante che si occupi contemporaneamente dell'integrazione di diversi alunni? Come potrà svolgere il proprio lavoro se non formando microgruppi differenziali che, di fatto, hanno ben poco a che vedere con l'inclusione? Oppure, ha senso che nella stessa classe di alternino diversi insegnanti di sostegno assegnati ad essa per la presenza di diversi alunni con disabilità? Quanti docenti dovrebbero insegnare nella classe di Brusciano, se si parla di disabilità medio-grave e considerando anche i docenti curricolari? Otto, dieci, di cui almeno la metà precari? Queste sarebbero le condizioni per realizzare inclusione?

La legge prevedeva la presenza di non più di due alunni con certificazione, non grave, nella stessa classe? Superata. Da cosa? Da quale progetto? La legge prevede classi formate al massimo da 22 alunni, in presenza di allievi con disabilità? Non osservata, in moltissimi casi. Spesso le famiglie devono ricorrere ai tribunali anche per questo.

E parliamo di inclusione?
Il responsabile nazionale del welfare e scuola del Pd, on. Davide Faraone, a seguito della situazione denunciata nella classe di Brusciano, ha preso una posizione netta in merito, dichiarando che non è accettabile che si formino classi differenziali per i disabili nella scuola italiana … Non tollereremo la formazione di classi speciali non ufficializzate, ma di fatto. La scuola italiana è la scuola dell'inclusione, non della deportazione. Viene rivolto anche un invito ai cittadini, alle scuole, alle associazioni a segnalare situazioni di questo tipo: invitiamo i cittadini a segnalare alla mail welfare@partitodemocratico.it, i casi di scelte culturalmente e socialmente scellerate.

Le scuole speciali e le classi differenziali rappresentano un passato inglorioso della nostra scuola, superato attraverso un lungo, difficile ed impervio percorso che ha portato il nostro Paese ad essere un modello, sia pure imperfetto, per il mondo intero.

Abbiamo perciò il compito, civile ed etico, di non permette di distruggere ciò che buono è stato fatto! Segnaliamo, dunque, le situazioni che non rispondono a quanto previsto dalla legge.


APPROFONDIMENTI

Gli articoli del Fatto Quotidiano
http://www.ilfattoquotidiano.it
http://www.ilfattoquotidiano.it



In disabili.com

No alle Scuole speciali

Tina Naccarato


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