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omini si tengono per manoUn progetto scolastico di solidarietà diventa occasione di incontro con atleti disabili. Isabella Zonta racconta la sua esperienza di atleta non vedente a una scuola primaria

Nelle settimane scorse ci eravamo occupati di un progetto educativo a sfondo inclusivo realizzato nella scuola primaria di "San Biagio", piccola frazione del comune di Teolo, nel padovano. Di tale iniziativa, tra le numerose attività centrate sul binomio diversità ed uguaglianza, era stata soprattutto ricordata la partecipazione di Francesco Bettella, atleta paralimpico che aveva raccontato la sua esperienza di vita e di successo sportivo.

Nella stessa occasione, però, un'altra atleta qualificata alle gare nazionali, Isabella Zonta,  ha raccontato ai bambini la sua esperienza di nuotatrice non vedente. Grazie alla sua autorizzazione, anche in questo caso, possiamo riportarne una sintesi, a dimostrazione del fatto che la tenacia, la perseveranza e l'impegno possono realizzare grandi sogni, anche in situazioni di difficoltà .

"Mi chiamo Isabella, ho 19 anni e faccio nuoto da quando ne avevo tre. A dire la verità a me non piaceva il nuoto ma la mia famiglia ha insistito e così ho continuato ad allenarmi. A dieci anni ho iniziato a fare le gare. Mi allenavo con bambini vedenti ma poi facevo le gare insieme a bambini disabili". I bambini hanno mostrato molto interesse e curiosità e naturalmente non sono mancate le domande. "Ma tu che non ci vedi come fai a sapere quando ti devi fermare alla fine di una vasca?" Isabella, allegra e sorridente, risponde con pazienza: "C'è una pallina attaccata ad un bastone che ti avvisa quando stai per finire la vasca" ‑¬¦ Poi prosegue il suo racconto: "Dopo la prima gara che ho vinto ho continuato ad allenarmi, così mi sono qualificata ai campionati nazionali ed ho preso l'argento. In passato ho fatto anche altri sport: sci di fondo, ginnastica artistica, volevo anche fare danza ‑¬¦ ho fatto hip hop per tre anni e a dire la verità in quel periodo ho anche trascurato un po' il nuoto, lasciando addirittura le gare. Però dopo tre anni ho sentito il bisogno di riprendere, perché il nuoto mi fa sentire più libera. Così, a 14 anni ho ripreso a fare le gare. Adesso nuoto nella stessa squadra si Francesco Bettella".

Anche in questo caso la sensazione trasmessa da Isabella è quella di una grande forza, di tanta perseveranza e tenacia, che certamente non sfugge ai bambini, i quali continuano ad incalzare anche lei con numerose domande, anche riguardanti altri sport praticati da atleti non vedenti: cos'è il goalball? Isabella spiega che si tratta di uno sport esclusivo per non vedenti, con delle regole ferree: "pensate bambini che tutti gli atleti vengono bendati, perché gli ipovedenti un pochino ci vedono e potrebbero essere favoriti rispetto ai ciechi. Si gioca con una pallina sonora e lo scopo è quello di fare goal in porta". Un bambino chiede: ma come si fa a vedere la pallina senza vederla? Isabella continua a sorridere: "si sente il suono". I bambini ascoltano in silenzio, provano a capire, poi riprendono a tempestare di domande i due giovani atleti, che continuano a soddisfare la loro curiosità con gentilezza. Sempre sorridendo.

Le maestre osservano soddisfatte: obiettivo raggiunto. 


APPROFONDIMENTI

Il goalball

La Aspea di Padova, squadra in cui nuotano Francesco Bettella e Isabella Zonta


IN DISABILI.COM:

Francesco Bettella racconta la sua esperienza di atleta paralimpico ai bambini di una scuola primaria


Tina Naccarato


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