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“Nella mia lunga vita di musicista non ho mai trovato un palco accessibile alle carrozzine”

Forse la musica è l'unica cosa che davvero appartiene a tutte le persone che abitano la terra: radice culturale, espressione di sentimento e pensiero, arma di comunicazione, strumento che porta luce ed accomuna le folle.

I musicisti diversamente abili sono così tanti che potrebbero creare un piccolo esercito, ma pur comunicando una deambulazione problematica, difficilmente questo messaggio viene preso in considerazione dagli organizzatori.
“Ma sì, ma ti solleviamo noi” mi sento dire. La mia risposta è sempre la stessa: “No grazie, non cammino ma non ho due anni.”
Mettetevi per un istante su una fantomatica sedia a rotelle: quanto vi farebbe piacere essere tirati su di peso? Quanto vi darebbe fastidio pensare a quanto graviate sulle spalle delle persone che vi hanno caricato?
Spesso l'accesso ad un palco da piazza è formato da una scaletta in ferro con un corrimano, raramente due. Nella mia lunga vita di musicista non ho MAI trovato un palco accessibile alle carrozzine.

Ma iniziamo dal principio: l'ingaggio.
“Manager, hai ricordato all'organizzatore che sono sulla sedia a rotelle?” Sì, perché il manager del nostro gruppo conosce bene le mie esigenze. E' che si sente rispondere “...e quindi?”
Mancanza di immaginazione, amico?
Quindi non posso salire le scale, se per terra c'è la ghiaia rimango bloccata, idem se c'è sabbia, inoltre mi piacerebbe poter usufruire dei bagni senza dover pregare gli Dei.
Piccoli accorgimenti che possono fare la differenza sulla partecipazione o meno all'evento. Il mondo dei musicisti è variegato e ricco, così come lo è il mondo della musica. Il fatto di rendere questo mondo fruibile a tutti è possibile e risulta conveniente non solo al musicista diversamente abile.  
Questo ci deve far riflettere: per me è necessità, ma per te è facilitazione di vita.
Parla Dario, normodotato, che ha avuto una disavventura con l'amplificazione: “Abbiamo dovuto portare sul palco tutte le casse caricandocele in spalla. Se solo ci fosse stata una rampa avremmo potuto utilizzare un muletto senza spaccarci la schiena.

La questione è quella di considerare non solo il lato ludico della musica: fare il musicista, per quanto bistrattato sia in Italia, è un mestiere a tutti gli effetti e quindi un palco, PER LEGGE, deve essere messo a norma per consentire l'accesso al lavoratore diversamente abile.
Un palco dotato di scivolo sarebbe utile anche a chi fa su e giù con amplificatori, cavi e quant'altro. Ancora una volta, ciò che è necessario per l'indipendenza di una persona con disabilità, finisce per essere comodo a chiunque!
Che cosa costa cambiare un'abitudine, quando il cambiamento porta miglioramenti nelle prestazioni di tutti? In fondo, non ci vuole gran che. Sostituire la scaletta con una semplice rampa, o prevedere entrambe le soluzioni: tutto qui.

“La musica ribelle” è una canzone del nostro pregevole cantautore Eugenio Finardi, ambasciatore del cantautorato italiano.
Ha un ritornello potente che ha unito generazioni di persone e recita:

E` la musica, la musica ribelle
che ti vibra nelle ossa
che ti entra nella pelle
che ti dice di uscire
che ti urla di cambiare
di mollare le menate
e di metterti a lottare

Vorrei diventasse automatica l'idea che qualunque persona riesca ad accedere ad un palco o alle quinte di un teatro per poter recitare e sfruttare la propria spettacolare entrata in scena.
Da musicista, queste parole mi fanno da bandiera e mi prendo con grande orgoglio l'impegno di far cambiare questa cosa, per tutti i musicisti diversamente abili. Costruire un palco accessibile non è cosa da miliardi di dollari o da grandi campagne sociali. Basta sensibilizzare per sciogliere il nodo dell'oscurantismo, del “Oh, non ci avevo pensato”, del “Eh, ma non riesci ad arrangiarti? Dai, ti tiro su io”.
Non mi tira su nessuno. Se non la musica.


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Lila Madrigali

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