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provette laboratorioAlcune novità diagnostiche presentate alla conferenza della Alzheimer's Association International

Hanno più di dieci anni ormai gli studi che hanno dimostrato le proprietà antiossidanti del curry e la sua utilità nella prevenzione di patologie degenerative cerebrali come la demenza senile e l’Alzheimer. L’arma individuata per prevenire e combattere in modo efficace la degenerazione neuronale del cervello sarebbe la curcumina, una spezia gialla che conferisce al curry il suo caratteristico colore. Secondo lo studio l’antiossidante presente nella spezia stimolerebbe le cellule immunitarie a spazzare via la proteina beta-amiloide, responsabile della creazione di placche nel cervello dei malati di Alzheimer e dell’uccisione delle cellule cerebrali.

Di qualche settimana fa è invece un’altra notizia che collega sempre curry e Alzheimer. Nell’ambito dell’ultima conferenza della Alzheimer's Association International a Copenaghen è stato infatti presentato uno studio secondo il quale un esame della retina non invasivo potrebbe essere usato per riconoscere precocemente e diagnosticare la malattia neurogenerativa molti anni prima della comparsa dei primi sintomi. Tale strumento, sviluppato al Cedar Sinai di Los Angeles, che utilizza un sistema di colorazione che sfrutta l'ingrediente principale del curry (curcuma), permette di visualizzare nella retina le placche di frammento beta-amiloide prima che questa raggiunga quantità tossiche.

La retina infatti, pur essendo una parte dell'occhio, dal punto di vista cellulare fa parte del sistema nervoso e, nei pazienti con patologie cerebrali degenerative, presenta quindi placche di beta-amiloide, proprio come il sistema nervoso, ma ben prima che questa si accumuli nel cervello.

Il test ha il vantaggio di essere non invasivo e semplice come quello usato dagli oftalmmologi per visualizzare, appunto, la retina. L’esame permetterebbe di scoprire, con una precisione superiore al 90%, se un paziente va incontro ad una forma di demenza senile nell’arco dei successivi 2-3 anni. Ciò potrebbe consentire di intervenire in tempo per contrastare la malattia in quei soggetti che ne sono affetti ancora a uno stadio latente e non hanno sviluppato sintomi.  

Recentemente è stato inoltre annunciato anche un altro test del sangue che predirrebbe l'arrivo dell'Alzheimer quando non si hanno ancora sintomi, individuato un gruppo di scienziati dell'americana Georgetown University che hanno pubblicato i loro risultati in uno studio apparso sulla rivista britannica "Nature Medicine". Anche questo esame permetterebbe di scoprire, attraverso l’identificazione dei 10 tipi di lipidi che fungono da marcatori, la predisposizione a sviluppare una forma di demenza senile nei successivi 2-3 anni.


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Alessandra Babetto



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