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lavoro disabili: logo con carrozzina Secondo la Corte di Giustizia Europea l'Italia non ha messo in campo tutti gli strumenti per garantire l'accesso lavorativo, la crescita professionale e formazione delle persone disabili

Italia bocciata sul fronte lavoro disabili.  E stavolta non sono le classifiche di occupazione a snocciolare numeri che già sappiamo essere pessimi, ma la Corte di Giustizia UE, che boccia di fatto il nostro Paese sul fronte delle norme sul lavoro previste per le persone con disabilità .

In sostanza la Corte di Giustizia europea ritiene che il nostro Paese non abbia fatto (e dunque, non faccia) tutto il possibile per garantire l'inserimento occupazionale dei disabili, in tutti i suoi aspetti, venendo meno agli obblighi comunitari. Nella sentenza emessa ieri, la Corte impone quindi all'Italia di porre rimedio al più presto. I giudici europei hanno così accolto i rilievi mossi al nostro Paese dalla UE nella procedura d'infrazione conclusasi con il deferimento alla Corte di giustizia del nostro Paese.

Parlando di "obblighi non rispettati", la Corte specifica che l'Italia non ha recepito in maniera completa e adeguata a quanto previsto dalla direttiva varata alla fine del 2000 sulla parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro. Comportamento che si inquadra quindi in una non messa in atto completa di tutti gli strumenti atti a contrastare la discriminazione delle persone disabili. In pratica, la Corte ha ritenuto insufficienti le garanzie e le agevolazioni previste a favore dei disabili in materia di occupazione dalla normativa italiana.

Quello che Bruxelles "rimprovera" all'Italia è di non aver fatto abbastanza, in definitiva. Dopo aver infatti esaminato le misure in vigore nel nostro Paese, relativamente all'inserimento lavorativo delle persone con disabilità , la Corte ha concluso che, per quanto riguarda tutti gli aspetti (accesso al lavoro, svolgimento del lavoro, crescita professionale  e formazione),  le norme nazionali non solo non riguardano tutti i disabili, ma neanche tutti i datori di lavoro e tutti i diversi aspetti del rapporto di lavoro stesso. Si aggiunge inoltre che l'attuazione dei provvedimenti legislativi italiani è stata affidata all'adozione di misure ulteriori da parte delle autorità locali o alla conclusione di apposite convenzioni tra queste e i datori di lavoro e pertanto non conferisce ai disabili diritti azionabili direttamente in giudizio.

Strigliata quindi per l'Italia, che ora deve porre rimedio al più presto. Come gli altri stati membri, deve prevedere l'obbligo, per i datori di lavoro, di adottare provvedimenti efficaci e pratici (sistemando i locali, adattando le attrezzature, i ritmi di lavoro o la ripartizione dei compiti) in funzione delle esigenze delle situazioni concrete, per consentire ai disabili di accedere a un lavoro, di svolgerlo, di avere una promozione o di ricevere una formazione, senza tuttavia imporre al datore di lavoro un onere sproporzionato.

Sulla decisione della Corte di Giustizia, la Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap: €˜La FISH non può che accogliere con favore una Sentenza di portata storica: da anni sosteniamo la carenza di politiche inclusive e di servizi efficaci. I dati drammatici sull’occupazione delle persone con disabilità già erano disarmanti e brutali. ‑¬â€˜ così commenta Pietro Barbieri, presidente della FISH ‑¬â€˜ In questo momento si sta discutendo di misure per il rilancio dell’occupazione: l’attenzione alle persone con disabilità deve essere prioritaria e mutare radicalmente le politiche e i servizi per l’inclusione lavorativa. Per uscire dalla marginalità , per essere protagonisti della propria esistenza. Ora attendiamo un segnale dal Governo, qualche interrogazione parlamentare, ma soprattutto misure concrete.‑¬



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Redazione


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