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Le novità introdotte sono un ampliamento o un arretramento delle tutele?

 

Il Jobs Act  (L.10 dicembre 2014, n. 183) è stato ed è tutt’ora oggetto di infinite analisi e dibattiti. Non si vuole ora certamente ripercorre l’intera evoluzione del  testo normativo o parlarne nel complesso. Si ritiene invece utile soffermarsi su una delle maggiori novità introdotte e che, nel bene o nel male, inciderà profondamente nel già delicato rapporto tra diversamente abili e mondo – mercato del lavoro.

LA CHIAMATA NOMINATIVA - L’innovazione cui si fa riferimento è quella dell’assunzione a chiamata nominativa. Essa permette sostanzialmente al datore di lavoro di scegliere il lavoratore disabile da assumere alle proprie dipendenze: detta scelta avviene  attraverso colloqui personali condotti o da figure  interne all’azienda interessata o demandati a società specializzate in recruitment. Questo metodo di chiamata era in realtà già presente nel nostro ordinamento, ma rappresentava l’eccezione ; esso infatti era previsto (art 7 L. n 68\99) per:

- aziende aventi dai 15 ai 35 dipendenti (n. 1 lavoratore appartenente alle categorie protette)
- partiti politici, organizzazioni sindacali e sociali e enti da questi promossi
- datori di lavoro che occupino da 36 a 50 dipendenti, per il 50% delle assunzioni da effettuare
-datori di lavoro che occupino più di 50 dipendenti, per il 60% delle assunzioni da effettuare

La prassi era invece rappresentata dalla chiamata numerica effettuata dai Centri Provinciali per l’Impiego sulla base dell’ordine della graduatoria valutando la compatibilità del soggetto con le mansioni aziendali disponibili.

COSA CAMBIA - Con l’entrata in vigore di uno dei decreti attuativi del Jobs Act  (D. lgs 151/15) viene a perdersi la limitazione a casi tassativi ed il carattere di eccezionalità; tutte le assunzioni potranno essere fatte a chiamata nominativa anziché numerica, attingendo sempre e comunque da apposite liste alle quali i soggetti in possesso dei requisiti, che vogliano accedere al collocamento mirato, sono tenuti a iscriversi. Detti elenchi sono tenuti dagli uffici competenti . Si noti come l’assetto sopra descritto  porti a tener chiuso ogni varco all’opzione della chiama diretta ossia di soggetti  non regolarmente iscritti).
Sarà inoltre una libera decisione  del datore di lavoro farsi supportare nella raccolta delle candidature dal servizio compente.  Qualsiasi sia la scelta, essa non andrà ad intaccare la libertà di  valutazione circa soggetto da assumere, il vaglio finale resterà pienamente nelle mani  del datore di lavoro.

NORMA DISCRIMINANTE?
- Come già accennato in apertura, questa misura, come molte altre previste dal Jobs Act ha suscitato molteplici reazioni sia all’interno del mondo politico sia all’interno di sindacati ed associazioni di categoria.
Da un lato abbiamo Fish, Fand,Cisl (solo per citarne alcune) che guardano con fiducia al nuovo assetto normativo, vedendo al suo interno i solidi presupposti per una vera ripartenza e nessun rischio di discriminazione. Sul fronte opposto troviamo, oltre ad illustri esponenti della stessa maggioranza di Governo, che vedono questa nuove procedure carenti in trasparenza e segno di arretramento sul versante dell’inclusione, anche alcune associazioni tra le quali Cgil, Uil, Ugl, Ens e Anmic. Il timore, dicono i contrari, è che il datore di lavoro cerchi,o ra che non è più tenuto a seguire gli elenchi stilati tenendo conto della percentuale riconosciuta di handicap, di assumere sempre  persone con disabilità meno gravi.
Ciò porterebbe alla seria compromissione delle reali opportunità diinserimento lavorativo di soggetti con deficit maggiori, come ad esempio persone con disabilità intellettiva. Tra i contrari alla norma, troviamo infatti l’associazione CoorDown che ha recentemente annunciato di aver deciso di rivolgersi agli organi Comunitari competenti affinchè il nostro Paese venga sanzionato per violazione dell'art. 5 della direttiva n. 2000/78/CE che stabilisce il principio di parità di trattamento e di condizioni di lavoro per le persone disabili.

Difficile prevedere i reali effetti di queste misure  e i frutti di questo dibattito, solo il tempo potrà dirlo, certamente qualcosa per uscire dall’ immobilismo occupazionale, deve essere fatto.


In disabili.com:

Lavoro e disabilita'. Siamo categorie realmente protette?

Speciale lavoro disabili


Dott.ssa Agnese Villa Boccalari

 

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