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seggiolino carrozzina disabili SuperAbleDagli ausili al turismo, nell'imprenditoria, in particolare nelle startup, emerge un'attenzione "inclusiva" e sociale. Per affermarsi, però, non basta un'idea innovativa

Nel parcheggio di un centro commerciale, una ragazza scende dalla sua auto e si accomoda su una carrozzina. Alla sedia a rotelle aggancia uno speciale seggiolino: serve per trasportare un bimbo in totale autonomia e sicurezza, come si vede nelle scene successive, in giro per i negozi. È quanto appare nel video di presentazione di SuperAble, dispositivo che quattro giovani italiani stanno progettando a Cagliari, con l'intento di lanciarlo nel mercato entro la primavera. Un esempio, questo, di nuova idea di impresa nel campo dei prodotti e servizi per la disabilità. Anche se spesso non salgono alla ribalta, realtà di questo genere sono fiorenti. E, se ben guidate, promettono buoni risultati.

"Mentre svolgevo il servizio civile al Comitato Italiano Paralimpico, una associata mi ha segnalato le difficoltà nel trasportare bambini stando su una sedia a rotelle", commenta Michele Desogus, ingegnere biomedico, co-fondatore di SuperAble. Da questa testimonianza prende spunto l'idea del seggiolino, che il gruppo di lavoro porta avanti dal 2014.seggiolino carrozzina SuperAble con utente Un'attività fatta di studi, prototipi, verifiche, certificazioni, passaggi operativi da programmare nel tempo. Sempre con l'orecchio teso verso i potenziali utenti: genitori in carrozzina, ma anche nonni e, più in generale, persone con difficoltà nel movimento. "Abbiamo condotto un'indagine attraverso questionari per capire se c'è interesse per il prodotto - racconta Desogus - La risposta è stata positiva: più del 70% dei paraplegici intervistati è a contatto con bambini piccoli. Quasi tutti hanno sottolineato come il trasporto dei bambini sia una difficoltà nel relazionarsi con loro". Con la fase di test del prodotto si coglieranno le impressioni degli utilizzatori, per poi apportare eventuali modifiche in base ai suggerimenti ricevuti. Intanto, è iniziata una ricerca di fondi per sviluppare l'attività. I primi seggiolini verranno prodotti a Cagliari e distribuiti direttamente nel mercato della Sardegna, "ma chiunque sia interessato potrà contattarci attraverso il nostro sito", precisa Desogus. L'intento è di aprire altre sedi di rappresentanza a Roma, Milano e Torino.

"L'idea di creare un'impresa che sia utile dal punto di vista sociale, e in particolare per i disabili, deve partire dal presupposto che, a livello mondiale, l'età avanza, le patologie invalidanti aumentano, soprattutto quelle di carattere cognitivo, mentre la spesa sanitaria pubblica cala. Questo mercato, dunque, dal punto di vista economico rappresenta un'opportunità seria". Commenta così Bruno Conte, imprenditore, mentore, startupper seriale di imprese sociali. È l'ideatore di Social4Social, incubatore totalmente su piattaforma cloud, pronto ad accogliere e a far crescere nuove realtà aziendali socialmente utili. Tra queste, già all'attivo ci sono cinque startup nell'ambito della salute, con progetti tecnologici dedicati alle terapie e all'assistenza domiciliare. Il loro valore aggiunto è la possibilità di raccogliere dati che, messi a disposizione della ricerca di base e farmaceutica, aprono nuovi percorsi di cura per i prossimi anni. "Proprio per il suo ambito d'azione, prima dell'avvio un'impresa sociale deve essere progettata in maniera più oculata rispetto a una tradizionale - sottolinea Conte - Fattore determinante è mettersi in relazione con i potenziali utenti, che useranno il prodotto o servizio, e i clienti, ovvero chi lo pagherà, e che non necessariamente coincidono con chi lo utilizzerà. Bisogna ascoltare le associazioni che rappresentano i disabili, come pure i caregivers. Se non si parla con questi interlocutori, si rischia di creare qualcosa che non viene incontro alle effettive esigenze della società".
Grazie a Internet e a tecnologie come domotica e telemedicina, si fa strada un'assistenza sempre più di tipo "privato sociale", a base di deospedalizzazione, cure domiciliari o in cooperative. "Penso che, in particolare per le startup in ambito socio-sanitario, sia fondamentale coinvolgere nella ricerca di fondi anche i pazienti e i disabili, se cognitivamente attivi, e anche i loro familiari, perché l'impegno va condiviso con tutti", commenta Conte.

Le tecnologie come app, sistemi di assistenza vocale, strumenti che funzionano in Rete, rappresentano per chi è disabile anche un fattore abilitante professionalmente. "La persona raggiunge così una sua dignità lavorativa - evidenzia Conte - Può generare qualcosa di utile per gli altri, come anche per sé. È il caso, ad esempio, di atleti senza più una gamba che realizzano protesi particolarmente sofisticate. La tecnologia, dunque, viene incontro anche al disabile che vuole dare vita a una startup".

"Sappiamo bene che non tutti i quasi 700.000 iscritti al collocamento mirato possono essere assorbiti dal mercato, privato o pubblico che sia. La strada dell'imprenditoria, a maggior ragione, diventa dunque una nuova via da percorrere con convinzione. La "convinzione" non deve essere solo quella dell'aspirante imprenditore, ma anche della società che lo accoglie nella nuova avventura. Non dimentichiamo il forte impatto che la persona disabile, diventata autonoma grazie al proprio lavoro, genera per l'intera economia". Questo il parere di Daniele Regolo, fondatore e presidente di Jobmetoo, agenzia online per il lavoro dedicata alle persone con disabilità. Dal suo "punto di osservazione" rileva un aumento dei disabili che avviano startup, in particolare nei settori del turismo accessibile e degli ausili, questi ultimi sempre più attenti al design. "Sicuramente un'impresa guidata da una persona con disabilità porta con sé una forte componente di innovazione, e si pone di conseguenza come un modello più moderno e vincente", commenta Regolo. Quando invece il disabile è in cerca di lavoro come dipendente, le startup già avviate non sono obbligate per legge ad assumerlo, perché di solito partono con un team ridotto, inferiore alle 15 persone, e quindi in teoria non sono tenute a impiegare personale delle categorie protette. Tuttavia queste nuove realtà, "soprattutto in un periodo come il nostro in cui è molto forte l'impatto sociale che si vuole raggiungere, diventano potenzialmente ottime per l'ingresso dei disabili nel mondo del lavoro - illustra Regolo - Certo, siamo ancora abituati a ragionare in termini di "dipendente", ma il mondo corre e sul mercato sono sempre di più i "consulenti" con disabilità che preferiscono seguire una propria carriera professionale".

Un'idea innovativa in tasca, e soprattutto una mentalità imprenditoriale chiara e solida: ecco dunque cosa portare con sé sulla linea di partenza di una nuova avventura lavorativa. Start.

PER APPROFONDIRE:

Il sito del progetto SuperAble

Il video dimostrativo di SuperAble

Il sito di Social4Social


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Roberto Bonaldi


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