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Nonostante la legge e gli strumenti che dovrebbero agevolare il lavoro delle persone appartenenti alle categorie protette, un ragazzo di venticinque anni continua a essere rifiutato

La storia di Danilo mi arriva con un post su Facebook: una richiesta di aiuto, una necessità di raccontarsi soprattutto. Scopro allora che Danilo le sta provando davvero tutte per trovare un lavoro, e la sua disperazione è un sentimento che un ragazzo di venticinque anni non dovrebbe avere.
Danilo Massimi
Quella che mi racconta Danilo è la storia che accomuna molte persone con disabilità, ed è in qualche modo la dimostrazione del fallimento (o della necessaria riforma) degli strumenti di inclusione lavorativa per persone disabili attualmente previsti in Italia.
Ma andiamo con ordine, lascio a lui presentare la sua storia.

Mi chiamo Danilo Massimi, ho 25 anni, abito a Nettuno in provincia di Roma, ho una invalidità del 74% a causa di un ritardo mentale e problemi di vista. Nel 2009 mi sono diplomato presso l’Istituto Tecnico Industriale Statale Luigi Trafelli: da allora ho iniziato a cercare lavoro, ma sono ancora  a casa, 7 anni dopo. Alcuni colloqui, brevi esperienze, ma nessuna azienda che mi abbia preso con sé, nonostante la legge 68/1999.

Quello di Danilo è un percorso a intermittenza che stenta a stabilizzarsi: “A settembre 2010 inizio a lavorare come assistente disabile nella scuola con una Cooperativa Sociale. Lavoro lì per un anno con un contratto a progetto, ma è solo un’illusione e a giugno del 2011 mi mandano via.
Inizia così il mio purgatorio: rimango fermo per ben tre anni, fino al 2014, perché nessuna azienda mi considera viste le mie incapacità fisiche. Tutto quello che riesco a fare in tre anni, è un piccolo lavoro socialmente utile, come giardiniere, con il comune di Nettuno per tre mesi”.

Poi la speranza. “Scopro su internet l’inizio (dal 1 maggio) del progetto Garanzia Giovani attivato anche dalla Regione Lazio, grazie allo stanziamento di fondi europei, così decido di iscrivermi e il mese successivo mi chiama il centro impiego per firmare il patto di servizio promettendomi di trovarmi un impiego nei successivi quattro mesi.” Danilo pensa di aver trovato finalmente il canale giusto. Ma non è così: nei successivi quattro mesi Danilo viene chiamato ad affrontare un solo colloquio, e anche lì viene scartato. A quel punto, stanco di promesse, a novembre 2014 si rivolge a un’agenzia per il lavoro anche solo per un tirocinio. Anche qui stessa storia: dopo 4 mesi nemmeno una proposta, zero colloqui. Le aziende mi scartano sempre per la mia disabilita e anche l’agenzia mi abbandona.

"Non mi sono mai sentito così solo", dice a questo punto Danilo, che a inizio 2015 chiama la Regione Lazio e fa un casino. Segue una telefonata dal centro per l’impiego che lo cancella dal precedente patto di servizio e lo reiscrive per inserirlo in uno nuovo. Arriva la proposta di un colloquio per un supermercato. Anche lì non viene scelto.
Danilo punta anche sul suo aggiornamento: a marzo 2015 segue un corso di orientamento, e a giugno 2015  inizia un tirocinio con una cooperativa sociale in un parco pubblico che termina però a novembre, sei mesi prima del previsto, a causa del fallimento della stessa cooperativa. A dicembre si reiscrive all’agenzia ma nulla… Il problema è sempre lo stesso: sono invalido. Le aziende non vogliono persone come me, non mi vogliono nonostante la legge mi dovrebbe tutelare, non mi vogliono nonostante i bonus di assunzione che potrebbero prendere, non mi vogliono nonostante il mio profilo con profilo “alto” dovrebbe consentirmi facilmente di trovare almeno un tirocinio da fare.

Da sette anni Danilo si è diplomato, e la sua giovinezza è spesa a cercare un lavoro. Se un ragazzo di 25 anni fa fatica ora, come potrà riuscirci quando avrà qualche anno in più?
E’ la realtà purtroppo di molti giovani, ma mai come quello di Danilo è un esempio che qualcosa non funziona negli stessi strumenti che la legge prevede per agevolare l’ingresso al lavoro della persona con disabilità. Ci sono i bonus per le assunzioni di disabili,  ci sono le multe per le aziende che non ottemperano all’obbligo di copertura posti riservati alle categorie protette,  ci sono programmi di inserimento lavorativo come Garanzia Giovani, eppure qualcosa non funziona.


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Redazione


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