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Il mio caso: diagnosi dal 2007 di sclerosi multipla prim progressiva (ora EDSS 7), invalidità civile 80% e legge 104 con tutti i requisiti che mi hanno consentito di usufruire, anche a mio marito, dei 3gg di permesso mensili, dell'assistenza domiciliare, tanto per capirci, e che ultimamente, visto il mio aggravamento (non guido più e se anche avessi i doppi comandi non riesco proprio ad entrare ed uscire nell'auto con le gambe se non aiutata da una persona) hanno consentito la concessione di congedo straordinario a mio marito. Ho bisogno di lui, mio unico parente esistente, per entrare e scendere da letto, per mettermi le calze e la biancheria, per entrare ed uscire dalla vasca da bagno ecc. La sua presenza a casa è ora per me indispensabile.

Problema: io ho un lavoro. Da febbraio sono in cassa Integrazione in deroga ma a breve dovrò rientrare al lavoro, pena la perdita del medesimo, con il relativo introito economico che mi permette di effettuare cure non dispensate dal ssn che potrebbero migliorare molto il mio stato (come già sta accadendo).
Per cui deve trascorrere questa fase transitoria per capire quale sarà il mio 'destino'...
Nella domanda per il congedo ho barrato dove dice "non svolge attività lavorativa" perchè di fatto ero in Cassa e quindi non lavoro pur essendo formalmente alle dipendenze di un'azienda. È corretto?

Dato di fatto: il mio lavoro è di addetta call center, un lavoro che amo presso un'azienda meravigliosa che mi dà supporto e sostegno affinchè io possa svolgerlo. 
Consistendo nello star seduta, parlare e scrivere a computer sono perfettamente in grado di svolgerlo! Solo che se non ci fosse mio marito in congedo non potrei vestirmi, uscire e salire in macchina e scenderne per recarmi sul luogo di lavoro (50 km da casa)!

Quindi mi ritrovo in un circolo vizioso:
- se in questo periodo mio marito lavora io non sono in grado materialmente andare a lavorare
- se mio marito è in congedo io non posso  lavorare ma perchè l'inps me lo vieta 

 A me pare assurdo, oltre che crudele nei miei confronti.
(mi ha telefonato a casa impiegata Inps titolare delle nostre pratiche a seguito di mio rinnovo di richiesta miei permessi 104 in vista del rientro al lavoro, per cambio denominazione Azienda, chiedendomi se lavoro, con tono intimidente, perchè se lavoro mio marito non ha diritto al congedo! L'ho saputo così!)

Ho fatto un po' di ricerche che incollo qua sotto

IL CONGEDO STRAORDINARIO NON SPETTA
(Circ. 64/2001 punto 2)
- Ai lavoratori addetti ai servizi domestici e familiari;
- ai lavoratori a domicilio;
- ai lavoratori agricoli giornalieri;
- in caso di contratto di lavoro part-time verticale, durante le pause contrattuali;
- quando la persona handicappata da assistere presti, a sua volta, attività lavorativa durante il periodo di godimento del congedo (circ. 64/2001, punto 3).
- quando la persona handicappata da assistere sia ricoverata a tempo pieno (per le intere 24 ore)  circ. 90/2007 punto 6 .
- nelle stesse giornate di fruizione dei permessi retribuiti L. 104/1992
e andando a leggere la circ 64 al punto 3 ultime righe afferma
"Lo spirito e le finalità della legge, invece, escludono che il beneficio in argomento sia concedibile se la persona handicappata da assistere presti, a sua volta, attività lavorativa nel periodo di godimento del congedo da parte degli aventi diritto (genitori o fratelli o sorelle in caso di morte dei genitori)".

MA E' SEMPRE L'INPS A PARLARE !...
Ma questa è una disposizione data dall'Inps autolesionistica, in quanto priva l'Istituto dei proventi dei contributi da lavoro dipendente del disabile in una frazione di tempo in cui lui ha l'esborso per il congedo parentale! Potrebbe limitare il "danno" economico, invece no!
La legge cui si riferisce credo sia la 53 del 2000: io l'ho cercato uno spirito animatore della medesima, ma non l'ho trovato! C'è?? Dov'è?? Con quale parole si manifesta??
E solo ad esso si richiama, se no richiamerebbe un articolo di legge ben specifico,no?
Pertanto è corretto pensare che una norma di legge, dello Stato Italiano, che proibisca all'handicappato di lavorare nel periodo di congedo del coniuge in realtà non esiste??
Io ho bisogno di saperlo, assolutamente, perchè non posso rischiare di perdere il lavoro in base ad una norma di legge ...che non c'è! In base ad una invenzione autolesionistica dell'inps!
Io VOGLIO lavorare, perchè sono in grado di farlo, perchè mi è indispensabile lo stipendio, ovvio, ma perchè fa parte della  dignità di persona dare il mio contributo alla società quando ancora sono in grado di farlo!
Potete aiutarmi per favore?
Letizia


La risposta dell'avvocato

Buon giorno Letizia. Il suo caso è particolare e corrisponde ad una fattispecie oggetto di lunghe discussioni da parte degli Enti. Ma andiamo con ordine rispetto ai suoi quesiti. Innanzitutto, la Cassa Integrazione Guadagni (CIG) è un istituto previsto dalla legge italiana consistente in una prestazione economica (erogata dall'Inps) in favore dei lavoratori sospesi dall'obbligo di eseguire la prestazione lavorativa o che lavorano a orario ridotto: il presupposto stesso dell'istituto è quindi che il soggetto che gode della Cassa sia un soggetto lavoratore. Sulla base di tutto ciò, la sua dichiarazione di non prestare attività lavorativa è tecnicamente scorretta. Discorso più complesso è quello della compatibilità fra il congedo straordinario per assistenza ai familiari con handicap grave e l'attività lavorativa prestata dal soggetto assistito. Il Ministero del lavoro, con recentissimo interpello n. 30/2010, ha affermato il diritto del lavoratore alla fruizione del congedo straordinario retribuito per l'assistenza a familiare in situazione di handicap grave anche durante il periodo di svolgimento dell'attività lavorativa da parte dello stesso disabile. Con la circolare n. 64 del 15 marzo 2001 l'Inps, ha invece escluso l'attribuzione di tale beneficio, qualora la persona disabile da assistere presti, a sua volta attività lavorativa nel periodo di godimento del congedo. Si deve però evidenziare che questa precisazione non è stata riproposta dall'INPDAP nella circolare n. 2/2002, né risulta da norma di legge. In sostanza, ogni caso andrebbe valutato a sé, nell'ottica di salvaguardare il bene primario della piena integrazione del disabile nel mondo del lavoro, oltre che la sua personale dignità (entrambi concetti che stanno alla base di tutta la normativa a tutela dei disabili, dei lavoratori e della famiglia). Il consiglio è perciò di leggere attentamente il sopra riferito parere del Ministero del Lavoro e di contestare eventuali decisioni sfavorevoli portando il suo caso all'attenzione di un Giudice.
Avv. Antonella Poli ‑¬â€˜ LavoroSalute.it

Per approfondire consulta lo speciale LEGGE 104 PER DISABILI

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