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Sono un dipendente pubblico e da alcuni anni fruisco dei tre giorni di permesso previsti dall'art. 33, comma 3, della legge 104/92 in quanto mia sorella, che a sua volta beneficia del medesimi permessi, è stata riconosciuta persona con handicap in situazione di gravità .
In questi giorni il mio dirigente mi ha comunicato verbalmente che alla luce della circolare del Dipartimento della Funzione Pubblica n. 13/2010 del 6.12.2010, d'ora in poi ogni volta che richiederò un giorno di permesso, dovrò specificare nella relativa domanda in cosa consiste in concreto l'assistenza che devo fornire a mia sorella quel determinato giorno e cioè se devo sbrigare qualcosa per suo conto o se devo accompagnarla da un medico, presso un ospedale, presso altre strutture, ecc.
Alle mie tiepide rimostranze, mi ha  fatto vedere copia del D.M. 21.7.2000, n. 278, affermando che dallo stesso si rileva che sono obbligato ad attenermi a quanto da egli ingiuntomi.  Mi pare di aver capito che detto decreto viene  richiamato dalla suindicata circolare n. 13/2010. A me, però, sembra che detta circolare nulla dica al riguardo, mentre le ipotesi previste dal D.M. 21.7.2000, n. 278, mi pare che non hanno relazione alcuna con la richiesta avanzata dal dirigente.
Mi ha, altresì, comunicato che sono tenuto, sempre in base alla suindicata circolare, a consegnare al mio ufficio il verbale integrale rilasciato dall'A.S.L. in sede di accertamento dell'handicap (a suo tempo ho consegnato copia del verbale privo della patologia). Anche in questo caso io non ho trovato alcun riscontro nelle suindicata circolare ed anzi penso che la patologia in base alla legge sulla privacy non deve essere comunicata.
Poiché ho riferito che non intendo aderire all'invito rivoltomi, il dirigente mi ha comunicato oralmente che in futuro mi concederà i permessi solo ed esclusivamente se indicherò nelle relative domande in cosa consiste l'assistenza che devo fornire a mia sorella il giorno in cui usufruisco del permesso.
Ciò premesso, la prego di valutare la possibilità di fornirmi il suo parere, precisandomi se per ottenere un permesso deve rendersi necessario un accompagnamento del disabile in un determinato luogo o se, invece, come credo, l'assistenza, che forse può essere di varia natura (materiale, psicologica, morale, affettiva), può essere fornita anche a casa.          
La ringrazio vivamente.
M.


La risposta di mamma Marina

Gentilissimo M.
Purtroppo è in atto una vera e propria persecuzione ai danni delle persone con disabilità e le loro famiglie.
Quello che penso io non fa testo, quello che le consiglio è rivolgersi a un legale competente in materia che consultando le varie circolari e leggi potrà dirle come comportansi e eventualmente presentare ricorso verso il comportamento del dirigente.
Cordialmente,
Marina

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