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lavagna con scritto possible Le storie di persone con disabilità sono spesso storie di barriere da superare per rivendicare il proprio spazio nel mondo. Farle conoscere significa aiutare a conoscere

Doversi adattare a non prendere quel treno, rinunciare a un concerto perché non si riesce ad arrivare in quella città, abbandonare il lavoro per la necessità di seguire un figlio altrimenti senza assistenza, non poter guardare un film perché non sottotitolato… L'impressione che abbiamo, in molti momenti della vita, è che quello che una persona con disabilità può o non può fare sia stabilita non da lui, ma dall'ambiente, dalle possibilità che gli vengono concesse, dagli ostacoli fisici o immateriali che trova sulla sua strada. Ma quanto ne sanno, di questi ostacoli (talvolta raggirabili con un semplice aiuto), le persone che non vivono direttamente la disabilità?

Il successo crescente di iniziative che coinvolgono la cittadinanza nel mostrare cosa significa disabilità (penso ad esempio alla Skarrozzata, la "passeggiata" in città a bordo di carrozzina, aperta a tutta i cittadini, disabili  e non), conferma ancora una volta come la strada giusta sia quella di mostrarsi, uscire dall'invisibilità, far capire di esistere e di avere delle difficoltà, come pure dei diritti.
E di storie da raccontare ce ne sarebbero davvero tante: storie da fare uscire dall'ombra e far conoscere a tutti: non certo per suscitare pietà ma per far vedere, magari al nostri vicino di casa o di scrivania, quali sono le nostre giornate, le nostre difficoltà di tutti i giorni, così da trovare non tanto (non solo) solidarietà, ma soprattutto forza per rivendicare il nostro spazio nel mondo.

Dà l'opportunità di raccontare la propria esperienza quotidiana di persona disabile alle prese con quotidiane barriere e battaglie l'iniziativa che la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap) ha promosso per la prossima Giornata internazionale delle persone con disabilità, che si celebra il 3 dicembre di ogni anno.
FISH invita quindi le persone con disabilità e i loro familiari a raccontare, in prima persona, i troppi ostacoli che ogni giorno devono superare partendo proprio dalla domanda "Quali sono le barriere che devi affrontare ogni giorno? Racconta la tua storia di disabilità".

Le barriere - descritte attraverso episodi della vita di ogni giorno - possono essere di natura fisica, ma anche legate alla paura, all'isolamento e alla distanza creata intorno alla disabilità stessa. Le storie vengono raccontate e pubblicate nello spazio web dedicato, all'indirizzo www.fishonlus.it/latuastoria, dove già si possono trovare stralci di esperienze.

PER MIO FIGLIO HO RINUNCIATO A LAVORARE - C'è ad esempio Margherita, 40 anni di Lecce, che scrive: "Mio figlio ha una atrofia spinale. Ha 9 anni. Alle 8 lo accompagno a scuola. A metà mattinata ci torno perché nessuno ha l'incarico di portarlo in bagno a fare pipì. A fine lezione lo vado a riprendere. Quando andrà in gita dovrò accompagnarlo. Ovviamente ho rinunciato a lavorare."

SCELGONO GLI ALTRI QUELLO CHE POSSO O NON POSSO FARE - c'è Stefano, 56 anni di Padova: "A 50 anni sono rimasto paralizzato e sono finito in una specie di comunità perché ero solo e i miei genitori non mi potevano assistere. La comunità è dentro una casa di riposo dove ho la mia camera con un altro ospite che non ho scelto io. Scelgono gli altri tutto quello che posso o non posso fare."

PERCHÉ MI SI RIFIUTA UN LAVORO DEGNO DELLA MIA PREPARAZIONE? - Francesco, 35enne di Verona: "A 22 anni sono caduto in moto. Lesione spinale alta. Significa che non uso le gambe e che anche le braccia fanno fatica a muoversi. Ma PC e software per me non hanno segreti e sono in grado di dimostrarlo dove e con chi volete. Perché mi si rifiuta un lavoro degno della mia preparazione? Io programmo con la testa, non con i piedi."
 
Per info:
www.fishonlus.it
www.fishonlus.it/latuastoria


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Francesca Martin


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