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DUE GIOCATORI DI CALCIO INTEGRATOAprirsi alla conoscenza della diversità può essere un arricchimento per tutti. E’ importante quindi valorizzare il lavoro di quanti creano momenti di condivisione

 

Tante volte ci capita di parlare di diritti delle persone con disabilità, della necessità di essere cittadini informati e di avere una visione aperta e globale. Ma spesso sono gli sguardi di chi ci passa accanto ad avere bisogno di andare oltre, oltre la diversità che spesso disturba. Chi a questa diversità non è abituato, potrebbe di certo scoprire che si tratta di una cosa che arricchisce, che non è pericolosa come a volte addirittura si sente dire, che c’è molto da imparare, e anche da condividere.

 

Detto questo, ci piace dare spazio qui al racconto di una delle tante esperienze di condivisione che nei vari centri diurni e case di accoglienza per persone con disabilità si realizzano, magari sottotraccia, ma che rappresentano momenti di vera inclusione, in cui spesso la diffidenza degli altri – dei normali - inizia a scricchiolare, dando spazio a quella inclusione di cui tanto parliamo.

Pubblichiamo quindi la testimonianza della nostra lettrice Gabriella La Rovere, che ci racconta uno di questi momenti, così comuni a chi frequenta queste realtà che tanto fanno per i disabili e le loro famigliE, e che meritano uno spazio ben più ampio di diffusione.


La storia di un popolo è fatta di grandi avvenimenti, festeggiati con tutti gli onori possibili e di piccole vicende che contribuiscono, pur se in sordina, al cammino di quello stesso popolo.
Mentre il 2 giugno scorso si rinnovava la parata militare ai Fori Imperiali alla ricerca di un orgoglio italiano sepolto da montagne di scandali, truffe, ingiustizie, misteri e tasse e che neppure la scia tricolore delle Frecce riesce più a ravvivare, in una piccola frazione di Perugia, del tipo due case e una chiesa, si festeggiavano i cinque anni di vita di Casa Emmaus.

 

foto di gruppo alla festa casa emmausL’intero progetto che consta di uno grande spazio chiuso con cucina e servizi e di un corpo abitativo in grado di ospitare fino a 11 persone, è nato nel 2000 dall’idea di don Giacomo Rossi e l’impegno della Diocesi di Perugia-Città della Pieve. Al di là dell’intenzione iniziale, Casa Emmaus ha ridato il sorriso a tanti ragazzi, adulti disabili e alle loro famiglie.

Sostenuta da volontari, armati – è il caso di dirlo – di determinazione, coraggio e amore, questo piccolo angolo di paradiso aiuta, favorisce, appoggia il percorso individuale di autonomia dei nostri ragazzi, grazie alle attività di laboratorio nel pomeriggio e ai vari momenti conviviali nel weekend.  È naturale la loro voglia di divertirsi ed uscire con gli amici. Ma questo non è sempre possibile e la famiglia si avviluppa su se stessa, cibandosi di solitudine, dispiacere, tormento. I genitori sempre più sfiniti e sfiduciati, i figli rabbiosi od apatici.

festa casa emmaus: una ragazza vestita di scena

Il 2 giugno Casa Emmaus a malapena conteneva le centinaia di persone nella lunga maratona di divertimento che è iniziata alle 15 ed è continuata a sera inoltrata con un concerto live. C’è stato di tutto, anche quello che nessun genitore sperava di vedere mai: la vera inclusione, lo sguardo privo di preconcetti di coloro che si sono affacciati per curiosità e sono rimasti divertendosi alla messa in scena di chiave comica di “Assassinio in Cattedrale” con i nostri ragazzi realmente padroni del palcoscenico e delle pause comiche. La lunga rassegna di musica, teatro e ballo li ha visti protagonisti anche nella scaletta e negli sketches di raccordo con la scrittura del plot.

 

È questa l’Italia che fa sperare che sia possibile un futuro per i nostri ragazzi e la frase simbolo della festa ne è l’ulteriore legittimazione:
"Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo" (Isaia 43, 4)

Gabriella La Rovere

 

Per info
www.casaemmausperugia.com


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Redazione

 

 

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