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Se gli atti persecutori sono diretti a persona affetta da handicap scatta la procedibilità d’ufficio ed è previsto l’aggravante

Lo scorso 25 novembre è stata celebrata la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. Questa data mi ha permesso di soffermarmi a riflettere su un altro fenomeno dilagante dei nostri anni. Un fenomeno violento in modo sottile e doloroso che, anche laddove non lasci segni, demolisce la vittima tanto quanto le percosse e i maltrattamenti.
Mi riferisco allo stalking, termine mutuato dalla lingua inglese con il quale si è soliti indicare una serie di ripetute condotte vessatorie che inducono la persona che ne è oggetto a temere concretamente per la propria incolumità e per quella dei propri cari, la destabilizza psicologicamente e ne muta profondamente le abitudini di vita.

Vittime di questo odioso reato, che ha trovato autonomo spazio e definizione nel nostro ordinamento solo nel 2009 (Decreto Legge 23 febbraio 2009, n. 11 e convertito nella legge 23 aprile 2009, n. 38), sono sempre più spesso anche persone diversamente abili. In questo caso, lo stalker punta  sulla convinzione di trovarsi davanti ad una persona debole, indifesa e soprattutto silenziosa. Il silenzio e la paura sono lo scudo protettivo dei persecutori: lo usano per agire indisturbati diventando sempre più oppressivi in un crescendo che sembra non aver mai fine. Ma i mezzi per scalfire questa armatura esistono. Innanzitutto bisogna parlare. Rivolgersi alle forze dell’ ordine  è un primo passo davvero importante. E’ bene sapere che, se gli atti persecutori sono diretti a persona affetta da handicap scatta la procedibilità d’ufficio (è sufficiente che alle autorità giunga la notizia di una fatto di reato, non è quindi necessario che venga  presentata querela) e il Codice prevede un innalzamento della pena (aggravante).

E’ inoltre possibile contattare, per un primo aiuto, il numero verde nazionale 1522 attivo 24 ore su 24.
Successivamente, laddove si renda necessario, il giudice può anche fare divieto al destinatario del provvedimento di avvicinarsi alla persona offesa , ai suoi familiari  o a coloro che sono ad essa affettivamente legate; il divieto può altresì riguardare (determinati) luoghi abitualmente frequentati dalla vittima. Altra misura applicabile (rappresenta però l’extrema ratio) è l’allontanamento del persecutore dall’abitazione familiare. Si ricorda infine che la vittima può beneficiare del gratuito patrocinio di un legale (le spese sono  a carico dello Stato).

La  strada per uscire da questa spirale è fatta di molti passi, non tutti semplici e non tutti indolore, ma la rete di supporto esiste e deve essere utilizzata senza timore. Questo vale per tutte le vittime di stalking e violenze, ma vale anche di più se si è disabili. Le nostre vite presentano già alcune difficoltà e limiti innegabili, la nostra quotidianità è una sottile e continua lotta per l’inclusione e la libera espressione dei nostri talenti. Non lasciamo che l’ombra nera di uno stalker e la sua rete rimpiccioliscano il nostro mondo, demoliscano le nostre sicurezze e ci facciano perdere l’ autonomia faticosamente conquistata.


In disabili.com:

Il 40% delle donne disabili ha subito violenze

Femminicidio, disabilità e violenza di genere. come contrastare il fenomeno?

Dott.ssa Agnese Villa Boccalari

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