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I ragazzi che si prendono cura o aiutano in maniera continuativa un parente adulto in difficoltà risentono di queste responsabilità e andrebbero maggiormente supportati

Si parla spesso di caregiver familiari e di solito si tratta di figure femminili: quelle che si occupano della cura e dell’assistenza di un congiunto fragile - disabile, ammalato o anziano.
Ma poco o nulla si parla di un particolare tipo di caregiver tra le mura domestiche: quello giovane o giovanissimo. Eppure i bambini e ragazzi che assistono o aiutano in maniera continuativa un familiare adulto (sia un fratello, un genitore o un nonno) esistono, e la loro vita risente di questa loro attività.

CHI SONO I CAREGIVER GIOVANI - Hanno dai 15 ai 24 anni, si prendono cura o assistono in casa un familiare adulto fragile con disabilità, malattie croniche, disturbi mentali o altre condizioni per i quali si richiede controllo o assistenza, o anche solo aiuto. Si stima che in Italia siano il 2,8% dei ragazzi di quell’età: numericamente si tratta di circa 170.000 ragazzi e ragazzini (dati istat).
Ora una ricerca presentata da pochi giorni  nella conferenza “Superare gli ostacoli: giovani caregiver (stranieri) in Europa” aiuta a mettere in luce il fenomeno, che a Carpi (dove è stata realizzata l’indagine) riguarda il 13,6% del totale dei 228 studenti delle scuole medie e superiori della città, partecipanti. Secondo i dati registrati, quasi il 14% di questi ragazzi partecipanti vive con almeno una persona disabile o malata da tempo e quasi il 20% presta un livello di cura di intensità alta o molto alta.

FENOMENO POCO STUDIATO –Il fenomeno, evidenzia anche la ricerca, esiste, ma nel nostro Paese non viene attenzionato come si dovrebbe. Questi risultati, nello specifico, sono stati realizzati grazie alla partecipazione della cooperativa Anziani e non solo di Carpi (Modena)  in rappresentanza dell’Italia al progetto europeo "Care2work”  che studia se e come i giovani caregiver stranieri incontrino barriere nell'accesso al mondo del lavoro o nel proseguire il loro percorso scolastico e formativo in Italia, Regno Unito, Grecia e Svezia.

LE CONSEGUENZE DI ESSERE UN GIOVANE CAREGIVER -  Essere un “minore cargeiver”  può significare, riferiscono le ricerche, essere soggetti a disagio emotivo, avere uno scarso rendimento a scuola, sentirsi in parte diversi dai coetanei ed essere oggetti di bullismo.
Sul fronte scolastico i rendimenti scarsi potrebbero essere dovuti al poco tempo per studiare o fare i compiti. Su quello lavorativo, si è visto che questi ragazzi accettano con frequenza lavori vicino casa, non hanno molto tempo da dedicare alla ricerca di altre occupazioni, e si accontentano di attività con qualifiche inferiori. Con difficoltà si staccano da casa lasciando i genitori. Inoltre spesso preoccupazione, ansia, stress ed altri disturbi emotivi li fanno intraprendere con difficoltà rapporti di socializzazione con i coetanei, i quali non condividono questi stessi problemi.
Allo stesso tempo, questi ragazzi però si sentono più sensibili, più maturi e più sicuri di sé, anche grazie a questa loro particolare attività di “cura”.

COME INTERVENIRE - Ancora una volta, quindi, la frattura viene in buona parte dal confronto con il fuori: dato dal gruppo dei pari, ma non solo.  Ecco perché la necessità è quella di integrare il peso di questi ragazzi con un supporto adeguato, dato ad esempio dai servizi territoriali. Anche il confronto con gli altri va incentivato, promuovendo gruppi di mutuo aiuto ma anche sensibilizzando la comunità e realizzando attività di sollievo per questi ragazzi che rischiano di diventare adulti troppo in fretta.

Qui sotto il video sui giovani caregiver sottotitolato




In disabili.com:

Cosa significa essere fratelli e sorelle di persone con disabilita'

Francesca Martin

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