Menu

Tipografia

Barbie più realistiche e il primo personaggio Lego con disabilità aprono a una rappresentazione più reale del mondo, a vantaggio dell’idea di realtà dei bambini


Le rivoluzioni partono dal basso, passo dopo passo, mattone dopo mattone. E, verrebbe da dire in questo caso, anche mattoncino dopo mattoncino. Mi riferisco alla notizia di questi giorni della realizzazione del primo omino Lego su sedia a rotelle.

Il fatto che una delle case di giochi più amate al mondo abbia finalmente deciso di includere la disabilità tra i suoi personaggi (l’omino in carrozzina verrà inserito in un set LEGO City dedicato a scene di vita quotidiana) è il sintomo di un cambio di vento, perlomeno nelle sue potenzialità.

Peraltro, l’omino Lego non è il solo giocattolo ad “adeguarsi” a una rappresentazione  della realtà più reale, quindi differenziata. E’, sempre di questi giorni, la notizia del lancio di nuove Barbie più reali, ovvero non filiformi, ma con fianchi e contorni più larghi, oppure più alte o più basse. Se dal fronte di casa Lego, quindi, si inserisce tra il panorama quotidiano della gente comune col panettiere, il nonno, il passante con cane, un omino carrozzato, sul fronte Barbie le bambine potranno far giocare una bambola alta, bionda e fisicamente perfetta, con una più “umana”.  Altre iniziative simili riguardano bambole “struccate”, alle quali viene tolto il make up e che si presentano come ragazzine acqua e sapone, o bambole con varie disabilità, come quelle prodotte da Makies.

La portata di queste tendenze può sembrare ora tiepida, frutto di mosse da taluni bollate come politically correct, ma non sono d’accordo. Credo piuttosto che contribuiscano, fornendo strumenti ludici, a rafforzare il percorso educativo di “apertura alle differenze” verso il quale vanno condotti i bambini. L’eguaglianza e il rispetto della diversità – quale che sia – non va solo insegnata, ma anche e soprattutto mostrata nella quotidianità, e deve passare per forza dall’idea che la diversità ci circonda, e che noi stessi siamo diversità. E se la quotidianità dei piccoli è il gioco, poter dare vita a personaggi normali e diversi è accorgersi che, alla fine, non sono diversi.


Altro aspetto interessante è il fatto che questa inedita tendenza della rappresentazione della normale diversità sia il frutto di una apertura da parte delle aziende alle pressioni dal basso provenienti dai consumatori. Sono stati infatti mamme e papà di piccoli con e senza disabilità, ma anche persone disabili e non, a dare vita o adesione a campagne mediatiche sempre più virali e forti, come quella di #ToyLikeMe, “responsabile” di questa apertura dal mondo dei giocattoli. E’ quindi, questa, una dimostrazione che la voce del consumatore, dell’utente, del cliente (disabile o non disabile), è una leva che, se messa in gioco per pretendere soluzioni più rispondenti a bisogni reali, può produrre una forza che forse non immaginiamo. Quindi: pretendiamo!

In disabili.com:

Cartoni animati e disabilita’. Anche le bambine con Sindrome di Down sono principesse!

Francesca Martin

 

Tieniti aggiornato. Iscriviti alla Newsletter!

Autorizzo al trattamento dei dati come da Privacy Policy