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MatteoUna vita a lottare per dimostrare di potercela fare, senza essere trattato in modo diverso. Oggi il traguardo è la maturità, e domani…


Ci chiamiamo Stefano e Silvia, siamo i genitori di un ragazzo affetto da tetraparesi spastica, conseguenza di una nascita gravemente prematura venti anni fa e oggi vi vorremmo raccontare di un sogno realizzato a Castelfranco Emilia (MO).

 

A Matteo, nostro figlio, il danno cerebrale alla nascita ha colpito la motricità, quindi non riesce a mangiare da solo, a grattarsi il naso e neanche a tenere una biro in mano; il suo danno ha colpito anche l'espressione vocale: fatica a parlare e molte persone non riescono a capirlo. Detto questo, la sua intelligenza è pari ai ragazzi della sua età, e la sua determinazione è molto superiore.

 

Matteo, come tanti altri bimbi, ha frequentato il nido e vi è rimasto un anno in più perché fisicamente era molto più piccolo dei suoi coetanei, quindi inizia la materna all'età di quattro anni. Finiti i tre anni di materna entra in prima elementare e come gli altri bambini inizia a imparare senza problemi.
Grazie a delle brave maestre ed educatrici Matteo ha sempre partecipato, come qualsiasi altro bambino, alla vita della classe sia durante le lezioni che in ogni altra attività, ricreazione compresa, comprendendo e prendendo così consapevolezza che la sua disabilità non gli impediva di poter giocare con i suoi coetanei.
Della sua consapevolezza e determinazione ne abbiamo avuta una prima prova quando Matteo, il primo giorno delle scuole medie, ha chiesto di potersi presentare ai suoi nuovi amici:  “per spiegarvi perché sono in sedia a rotelle e che anche se non mi muovo sono intelligente e posso giocare con voi”.

 

Alle scuole medie Matteo si distingue per la sua memoria e la sua voglia di imparare, i professori curriculari lo hanno sempre sostenuto dicendo che era un ragazzino molto bravo e volenteroso e che secondo loro era adatto ad un liceo classico o pedagogico.
Finita la terza media, uscito col massimo dei voti e con una borsa di studio sotto braccio, Matteo, contro il parere della neuropsichiatria che per non caricarlo di troppo studio voleva si iscrivesse ad un istituto commerciale o psicopedagogico, inizia la sua avventura all'Istituto Archimede di San Giovanni in Persiceto (BO) scegliendo di iscriversi al liceo Classico.
Prima però di iniziare la sua avventura liceale, Matteo, dal momento che la neuropsichiatria lo aveva messo in guardia sul fatto che in quella scuola, tutti i ragazzi con disabilità venivano dirottati su un differenziato, volle conoscere tutti i suoi futuri professori, quindi si fece portare a scuola durante un consiglio e, non accettando che gli venissero precluse delle possibilità a priori, ad alta voce disse a tutti: “Non mi riesco a muovere ma sono intelligente quindi voi dovete trattarmi come tutti gli altri ragazzi, se devo ricevere un due me lo date”. I professori rimasero colpiti di questa sua presentazione e devo dire che rimanemmo proprio soddisfatti della loro imparzialità.

Matteo e i genitori 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Matteo è stato affiancato da una professoressa di sostegno per le materie umanistiche (latino, greco, italiano, storia e filosofia ), una per le materie scientifiche (matematica, chimica e fisica), ed anche da un'educatrice che copriva le materie non coperte dalle insegnanti di sostegno (educazione fisica, arte, inglese), a casa disponeva di una tutor, pagata dal comune per sei ore settimanali, ed un tutor a carico nostro, che noi chiamavamo quando necessario, che lo aiutavano a studiare e fare i compiti.
Il primo anno Matteo fu rimandato in latino e greco, e la cosa, anziché demoralizzarlo gli fece piacere perché nulla gli era stato regalato e lo spronò ad impegnarsi, infatti a settembre passo gli esami di recupero con due otto.
Stanco ma soddisfatto iniziò la seconda, ma da subito ci furono dei problemi dato che le graduatorie assegnarono a Matteo due professoresse di sostegno non adeguate ad un liceo classico dato che non sapevano latino, greco e altre materie. Matteo si trovava in grande difficoltà, specialmente nel fare i compiti in classe e, come naturale conseguenza, i voti erano calati drasticamente.
Spiegare le potenzialità di Matteo a dei professori che, a parte due, non lo avevano conosciuto l'anno precedente, e cercare di far comprendere loro che il suo calato rendimento non era colpa del suo handicap ma di supporto non adeguato non dava i suoi frutti. Fu un anno infernale perché le professoresse di sostegno non erano umili: per loro era Matteo il problema e per questo hanno provato di tutto per convincere i professori e noi genitori a inserire il ragazzo in un programma differenziato - per fortuna senza riuscirci - grazie anche all'aiuto della nostra tutor Elisa la quale, conoscendo bene Matteo, non accettava come noi il loro parere.

 

Ci venne in mente di  esporre la situazione via mail all'assessore dell'istruzione di Modena, al vice presidente della F.I.S.H ed infine al provveditorato; tutti ci dissero la stessa cosa : “Se il ragazzo è disabile motorio ma non è dichiarato dalla neuropsichiatria infantile portatore di deficit cognitivo, non può per legge essere messo in programma differenziato, se la scuola lo fa deve giustificare e dimostrare le sue dichiarazioni”. Con queste nostre mail mostrate a scuola siamo riusciti a far sì che non si facessero più pressioni sul ragazzo.
Matteo accusava molto la situazione, fortunatamente aveva una classe magnifica ed un amico che gli faceva da scudo e da traduttore in caso di necessità, Silvio (suo grande amico), che andava dal preside se vedeva delle ingiustizie su nostro figlio.
Matteo fu molto aiutato a sopportare lo stress anche dallo sport che proprio quell'anno inizio a praticare nella squadra Sen Martin di Modena capitanata dal grande Lorenzo Vandelli.  Il Wheelchair Hockey fu per lui una scuola di vita e di determinazione a non mollare neanche nello studio.

 wheelchair hockey

Utilizzando le informazioni da noi raccolte grazie anche al provveditorato di Modena capimmo che molti professori confondevano la programmazione per obiettivi minimi con il differenziato e forti della preparazione della nostra tutor Elisa fornimmo ed illustrammo tutta la documentazione ai professori, che comunque rimanevano molto scettici.
In terza superiore, cambiati alcuni professori curricolari, grazie ad alcuni professori che si sono messi in gioco ed hanno sperimentato una programmazione per obiettivi minimi e, soprattutto, con nuove professoresse di sostegno preparate sulle materie liceali, Matteo durante il primo quadrimestre ha svolto tutto il suo programma ed in più ha recuperato tutti i debiti del secondo anno. Quello è stato l’anno decisivo, in cui Matteo ha dimostrato tutta la sua determinazione e volontà di arrivare dove non tutti i ragazzi con disabilità riescono. A fine anno scolastico sentirsi dire dai professori che si erano sbagliati sulle potenzialità di Matteo non aveva prezzo, ed è stata per noi un’enorme soddisfazione e, soprattutto, ci ha dato la consapevolezza che qualcosa era cambiato: ora nessuno avrebbe più messo in discussione le potenzialità di nostro figlio.  

La quarta superiore è stata forse la più spettacolare, Matteo si è sentito realizzato anche come persona, il suo amico Silvio ha coinvolto classe e scuola in un progetto bellissimo di integrazione grazie allo sport. Con l’aiuto delle professoresse di Italiano e educazione fisica ha organizzato una partita di wheelchair hockey a cui ha partecipato tutta la classe, un gesto di rispetto e di grande amicizia verso Matteo che, grazie a questo sport, già viveva la favolosa avventura di essere nella squadra vincitrice del proprio girone ed andare ai PLAY OFF a Lignano, per cercare di arrivare alla serie A1. (Lo abbiamo  raccontato qui, ndr)

 

La scuola andava bene e non ci potevamo lamentare dei suoi sei o sette, è passato alla quinta senza debiti e con la media del sette.
L’ultimo anno scolastico, quello appena finito, è stato molto impegnativo: Matteo ha fatto grandi sforzi ma sempre con il suo sorriso, tutta la famiglia è stata mobilitata per aiutarlo nello studio, la tutor Elisa si è spesa oltre che nella preparazione di Matteo per creare tutte le mappe degli argomenti studiati, l’educatrice Angela ha fatto un grandissimo lavoro di coordinamento delle attività a scuola e grazie a tutto questo Matteo è arrivato preparatissimo all'esame di maturità. Il suo sogno, e anche il nostro, si stava realizzando: riuscire in una impresa che, a detta del provveditorato, non era mai avvenuta sul nostro territorio, infatti a Modena, Bologna  e provincia nessun ragazzo disabile grave come Matteo era mai riuscito a conseguire il diploma di maturità classica.
Gli esami sono andati bene e grazie ad una collaborazione capillare tra i professori, che mettendosi in gioco hanno accettato la sfida, l’educatrice, i tutor e la famiglia il sogno di nostro figlio e nostro si è materializzato con uno splendido voto di 84/100 ed i membri interni che ci raccontano dell’intera commissione commossa dalla preparazione e dai risultati delle prove scritte è stata la ciliegina sulla torta.

A Matteo piace riassumere la sua esperienza liceale con questa metafora:
“Se la mia vita scolastica non fosse stata vissuta come una partita di hockey non l'avrei vinta, se ogni componente della squadra non avesse fatto il suo gioco non sarei riuscito ad arrivare a questi risultati.”

E adesso ci prepariamo per una nuova avventura: l’università.

 

Saluti
Silvia e Stefano

 

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